Festa Patronale di San Calogero

A Petralia Sottana le tradizioni e il culto legati a San Calogero sono così radicate che comunemente gli abitanti e le comunità vicine ritengono che il Santo dia da sempre stato il patrono del paese. Ufficialmente il Santo Patrono è San Giuseppe.
È a partire dal 1840 che il popolo di Petralia cominciò a considerare Patrono San Calogero, la cui venerazione è però documentata già dalla prima metà del ‘600 (epoca in cui fu scolpita la statua da Frate Umile Pintorno). Su questa determinazione influì certamente il colera del 1837 considerato dal popolo un castigo divino. La gente iniziò a invocare le intercessioni di San Giuseppe e San Calogero. Fino al 1877 la Chiesa ha continuato a considerare San Giuseppe Patrono, ma per il popolo, anche in concomitanza alla grandiosa fiera del bestiame, la festa principale divenne quella di San Calogero.

LA FESTA
Iniziano a suonare le campane con i rintocchi del Padrenostro, che avvisano la gente che san Calogero è pronto per essere festeggiato solennemente. Alle sei in punto alla statua del Santo viene collocata da un membro del Comitato a reicola, cioè il reliquario con la reliquia. Poi, i membri del Comitato sistemano un banchetto all’ingresso della Chiesa per la raccolta delle offerte, in cambio vengono date santini e panini votivi benedetti. Con canti, invocazioni e distribuzione di pani votivi si conclude la prima mattinata. Seguiranno diverse messe. Per la vara i fedeli continuano a portare ori, campanellini, ex voto, portando gigli, rose, partenio, valeriane rosse, rametti di alloro, scocche di grano intrecciate, fave verdi, ramoscelli di amarene, pumidda cannameli, che verranno legati con nastri multicolori alla vara. Nel pomeriggio del giorno della festa, mezz’ora dopo il lungo scampanio della chiamata, conclusi i Vespri solenni, alcuni giovani membri del Comitato, sotto le direttive di un membro anziano, salgono sull’Altare Maggiore per scendere il Santo: inizia ad accalcarsi la folla che vuole toccare o baciare il Santo o di strofinare un fazzolettino da portare a casa.
Quando viene raggiunta la vara e il Santo viene sistemato i rintocchi e il ritmo della campana della messa aumentano freneticamente. La statua ora posta sulla vara viene asciugata con un lino bianco ricamato con le iniziali del Santo (asciucano u suduri). Questa tovaglia sarà conservata e prestata, a richiesta, ai malati del paese. Subito dopo le litanie in latino, il Presidente che coordina i portatori del fercolo (chiamato chiddu ca chiama a vara), si pone al centro della vara tra le castagnole e grida: -Priparamu! I portatori si collocano sotto i castagnuoli, abbracciandosi fra di loro, e il Presidente grida: Simu Pronti!? detto questo alza le braccia in alto gridando: -Ludamu e ringraziamu lu Santissimu Sacramientu! E il popolo risponde: – Viva San Caloriu! La folla si fa da parte e la vara, sollevata, si muove lentamente verso l’esterno. I suoni incalzanti della campanella continuano a rintoccare fino all’uscita del Santo. Non appena le punte dei castagnuoli spuntano fuori, viene lanciato un segnale col fazzoletto per avvisare il pirotecnico che è ora di innescare i botti. L’inizio della processione è annunciato dagli spari dei mortareti, dal rullo dei tamburi ( sempre d’importazione) e dai giochi di destrezza dello stendardo (u paliu).
È antica consuetudine che San Calogero esca dalla Chiesa all’indietro, per non voltare le spalle al SS Sacramento, custodito nella omonima cappella. La processione si articola in 18 soste in memoria del giorno in cui il Santo, morendo, ha raggiunto la gloria. Le soste sono il momento per raccogliere le offerte. La Processione riparte in un senso di disordine: alla processione non partecipano le Confraternite e le Congregazioni poiché queste storicamente rappresentano distinzioni socioeconomiche, mentre san Calogero è festa di popolo; fino agli anni ‘40 non partecipava nemmeno il Clero, ad eccezione del Rettore dell’Altare di San Calogero. In alcuni tratti del percorso i portatori formano a catina, per agevolare la salita nelle ripide strade, o per frenare nelle discese, non dimenticando che solo la vara pesa 18 quintali. In alcune fermate i portatori vengono rifocillati con biscotti e vino e vengono offerti a tutti pani votivi. Dopo ogni fermata i portatori seguono sempre lo stesso rituale:- Priparamu! Ludamu e ringraziamu lu SS Sacramientu, e Viva San Caloriu! e si riparte.
Il Santo con la vara rientra in Chiesa dopo un lungo percorso, e inizia a “A spinnata da vara e du Santu” , ossia il Santo viene spogliato dalle sue vesti preziose e rivestito con quelle lignee e innalzato all’altare che lo ospita nella Chiesa Madre. Le cassettine delle offerte vengono svuotate sul piano dell’alter e velocemente contate, mentre spinnanu a vara, cioè spogliano il fercolo degli addobbi che verranno portati a casa per gli assenti per malattia

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